Spillatura birra: una vera e propria arte che incanta chiunque si fermi a guardare. Ma come nasce questo metodo? E qual è la differenza tra le varie tecniche?
Spillatura birra: una storia lunga secoli
Per narrare la storia della spillatura birra, dobbiamo andare indietro fino agli antichi Egizi, che utilizzavano recipienti di terracotta dotati di rubinetto per regolare il flusso della birra, in modo da poterla bere sempre fresca e non doverla travasare a mano.
Nel Medioevo si assistette a un’evoluzione degli spillatori per la birra grazie ai monaci dei birrifici monastici, i quali inventarono spillatori che permettevano di controllare il flusso della birra grazie a tubi di legno collegati ai fusti.
I primi rubinetti in metallo vennero fabbricati dagli artigiani soltanto nel corso del Rinascimento e fu una svolta, perché il flusso della birra poteva essere regolato in modo ancora più preciso.
Nel XXII secolo i rubinetti degli spillatori si avvalevano della forza di gravità, ma ben presto le macchine vennero dotate anche di pompe volumetriche a pistone cilindrico con valvole antiriflusso, per poi essere arricchite anche dell’anidride carbonica, che evitava l’ossidazione della birra, facilitava l’azione della pompa e consentì di introdurre birre frizzanti alla spina, prima disponibili soltanto in bottiglia. Tuttavia, l’anidride carbonica pura presentava degli svantaggi e ad Arthur Guinness dell’omonimo birrificio venne la geniale idea di mescolare all’anidride carbonica l’azoto, che è meno solubile: la prima garantisce la gassosità, il secondo mantiene la pressione.
La spillatura della birra in epoca moderna
Durante il secolo scorso furono inseriti sul mercato i primi spillatori refrigerati per servire birra fredda direttamente dal fusto. E sono quelli che troviamo anche oggi nei pub, dove ordiniamo una birra e ce la portano bella fresca e schiumosa. A proposito, il cappello di schiuma che si forma durante la spillatura protegge la birra, prevenendone l’ossidazione. Magari una bella Birra Turan in occasione di una degustazione o di una cotta live, come è successo qualche mese fa al Beer Shock di Viterbo.
Oggi gli spillatori usano gas compresso e funzionano attraverso un sistema di raffreddamento ed erogazione a pressione, così da assicurare alla birra una schiuma carica e cremosa. Sono strumenti tecnologici molto complessi, ma anche di design e in grado di affascinare chiunque si trovi ad assistere a una sessione di spillatura birra.
Tecniche di spillatura: belga, inglese, tedesca…
Esistono varie tecniche per spillare la birra. Vediamone alcune!
- Belga e olandese, che avviene in un solo colpo: posizionare il bicchiere sotto il rubinetto a 45 gradi, raddrizzarlo a mano a mano che si riempie, “tagliare” la schiuma in eccesso con il gobelet, immergere il bicchiere in acqua per pulirne le pareti esterne.
- Inglese, caratterizzata da poca schiuma sia per il tipo di birra sia per la tecnica: posizionare il bicchiere a 45 gradi, raddrizzarlo fino a riempirlo del tutto, lasciar riposare per qualche minuto per far abbassare la schiuma.
- Tedesca, in tre colpi: posizionare il bicchiere a 45 gradi lasciando scorrere la birra lungo le pareti, iniziare a raddrizzare il bicchiere quando la birra raggiunge il fondo del bicchiere per creare un’abbondante schiuma, aspettare qualche minuto finché la schiuma non si compatta, con il secondo colpo versare la birra direttamente nel bicchiere per avere ancora tanta schiuma, aspettare qualche minuto, con il terzo colpo finire di riempire il bicchiere facendo formare un abbondante cappello di schiuma.
- Irlandese, spillata con un metodo che si avvale sia di azoto che di anidride carbonica a causa della poca CO2 presente nella birra: posizionare il bicchiere a 45 gradi, riempirlo a tre quarti, lasciar riposare per qualche minuto, riempire completamente il bicchiere.